Scritto nel 1996, pubblicato in Italia da Mondadori nel 2000
(NB: Secondo libro della saga - Le cronache del ghiaccio e del fuoco - pericolo spoiler!)
Dalla quarta di copertina: Nella terra dove le stagioni possono durare intere generazioni divampa la guerra tra la bella e corrotta regina Cersei Lannister e i lord dei Sette Regni fedeli ai coraggiosi signori di Grande Inverno. Intanto, nelle grandi pianure orientali, la principessa Daenerys Targaryen, ultima discendente della dinastia del Drago, si prepara con i suoi poteri straordinari alla riconquista del regno dei suoi avi. Ma la vera minaccia sono gli Estranei che avanzano da nord, esseri misteriosi, per secoli ritenuti a torto frutto della fantasia. Odiano la vita, il calore, il fuoco, l'estate, perché essi sono la morte, il freddo, il ghiaccio e il gelido inverno. La fine della lunga estate è vicina, l'inverno sta arrivando e non durerà poco: solo un nuovo prodigio potrà squarciare le tenebre. Intrighi e rivalità, guerre e omicidi , amori e tradimenti, presagi e magie si intrecciano anche nel secondo romanzo della saga "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco", avvincente e crudo come i più grandi poemi epici.
Secondo romanzo dell'edizione italiana, questo "Il grande inverno" non è altro che la seconda parte di "Games of thrones", scisso in due parti da noi per motivi squisitamente commerciali.
Va da se che quello che ho già detto per Il trono di spade vale anche per questa seconda parte. L'unica differenza è che cominciamo a conoscere meglio i personaggi (cosa non semplice, visto il loro considerevole numero) e la loro multisfaccettata psicologia. Inoltre, alcune morti eccellenti ci fanno capire che la penna di (quel ciccione sadico Cit.) Martin è davvero libera e che nessuno, nel mondo da lui creato, può dirsi al sicuro.
Sta proprio qui la bravura dello scrittore americano: far restare il lettore in uno stato di totale soggezione, riuscire a farlo davvero tremare per la sorte dei suoi idoli perché "Nel gioco del trono o si vince o si muore" e chiunque abbia incominciato a sfogliare queste pagine, o a vedere il telefilm tratto da esse, sa che questo motto non è composto da parole vuote.
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sabato 7 giugno 2014
lunedì 2 giugno 2014
LA MORTE E' UN'OPZIONE ACCETTABILE - GABRIELLA GRIECO
Pubblicato nel 2013 dalla casa editrice I Sognatori
Dalla pagina del sito: Una donna entra in una stazione di polizia italiana e sequestra tre persone. E' sola contro centinaia di agenti, ma nessuno può intervenire. La ragione? Semplice: la donna stringe in mano un detonatore; il detonatore è collegato a dell'esplosivo; l'esplosivo è assicurato a una cintura; la cintura gira intorno al torace dei sequestrati. Il pulsante del detonatore è già stato schiacciato: nel momento in cui il pollice dovesse allentare la presa, i sequestrati salterebbero in aria. Alla donna non accadrebbe nulla, qualora l'esplosione avvenisse lontano da lei. E se dovesse avvenire nelle sue vicinanze... non avrebbe importanza, poiché per la sequestratrice la morte è un'opzione accettabile.
Romanzo d'esordio per Gabriella Grieco, che punta tutto su un thriller veloce e dalla tensione costante. Cosa vorrà quella donna dai tre uomini che ha preso astutamente come prigionieri? La risposta non tarderà ad arrivare, ma questo non rovinerà la componente thriller che non verrà intaccata fino al finale (che, invero, è stata la parte che ho apprezzato di meno).
Un più che discreto romanzo d'esordio, che fa rimanere il lettore incollato sulla poltrona per tutta la (breve) durata della storia.
Sinceramente c'è ancora da limare qualcosa, ma la bravura della Grieco è innegabile.
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Dalla pagina del sito: Una donna entra in una stazione di polizia italiana e sequestra tre persone. E' sola contro centinaia di agenti, ma nessuno può intervenire. La ragione? Semplice: la donna stringe in mano un detonatore; il detonatore è collegato a dell'esplosivo; l'esplosivo è assicurato a una cintura; la cintura gira intorno al torace dei sequestrati. Il pulsante del detonatore è già stato schiacciato: nel momento in cui il pollice dovesse allentare la presa, i sequestrati salterebbero in aria. Alla donna non accadrebbe nulla, qualora l'esplosione avvenisse lontano da lei. E se dovesse avvenire nelle sue vicinanze... non avrebbe importanza, poiché per la sequestratrice la morte è un'opzione accettabile.
Romanzo d'esordio per Gabriella Grieco, che punta tutto su un thriller veloce e dalla tensione costante. Cosa vorrà quella donna dai tre uomini che ha preso astutamente come prigionieri? La risposta non tarderà ad arrivare, ma questo non rovinerà la componente thriller che non verrà intaccata fino al finale (che, invero, è stata la parte che ho apprezzato di meno).
Un più che discreto romanzo d'esordio, che fa rimanere il lettore incollato sulla poltrona per tutta la (breve) durata della storia.
Sinceramente c'è ancora da limare qualcosa, ma la bravura della Grieco è innegabile.
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giovedì 8 maggio 2014
IL TRONO DI SPADE - GEORGE R.R. MARTIN
Scritto nel 1996, pubblicato in Italia da Mondadori nel 1999
Dalla quarta di copertina: In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L'ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendo all'ultimo folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all'estremo Nord, la barriera - una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, sopratutto, dagli Estranei - sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono allora quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita, o il senno, a chi ha la mala sorte di incontrarli? Il trono di spade, primo romanzo della saga "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco", narra di duelli e amori, corti sinuose e lande desolate. E come un vero poema epico intreccia le storie individuali in un grandioso affresco dal ritmo coinvolgente e rapinoso.
Il fantasy non è mai stato il mio genere preferito e, letto "Il signore degli anelli" con annessi film, ero convinto che non mi sarei più addentrato in questo mondo. Poi è uscito il telefilm "Il trono di spade" e devo dire che la cosa mi aveva lasciato abbastanza tiepido (traduzione: non me ne fregava una mazza). Questo fino al mese scorso. Stalkerizzato da un mio amico, ho deciso di vedere il primo episodio della prima stagione:"L'inverno sta arrivando"... e un mondo mi si è improvvisamente aperto. A metà della prima stagione ho deciso di comprare questo libro, primo dei dodici finora usciti (nell'edizione italiana) e ora che l'ho terminato non vedo letteralmente l'ora di iniziare il secondo.
Il fantasy continuo a non amarlo, ma c'è da dire che queste Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (vero nome dell'antologia di romanzi) di fantasy non ha poi molto. Gli esseri leggendari vengono posti in secondo piano rispetto alle vicende umanissime che compongono ormai da millenni le lotte per il potere. Già da ora capisco che la trama dei lavori di Martin non è per tutti, come non è per tutti la descrizione dei personaggi, estremamente multi-sfaccettati e, finalmente, "reali". Tra le pagine di questo libro non troverete infatti personaggi messi lì solo per allungare il brodo. Tutti loro hanno un motivo di esistere, un passato estremamente complesso e un futuro incerto (gli eroi possono non sopravvivere e non è certo detto che il male soccomba... ammesso che si capisca cos'è davvero l'eroismo o che tra bene e male ci sia una differenza).
Sono solo al primo dei tanti libri di queste cronache, ma credo di poter già dire che questa serie di romanzi piacerà più agli amanti della fantapolitica che a quelli del fantasy puro. Con questi sette regni in lotta per la supremazia, ci sarà da divertirsi (e da soffrire).
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Dalla quarta di copertina: In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L'ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendo all'ultimo folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all'estremo Nord, la barriera - una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, sopratutto, dagli Estranei - sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono allora quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita, o il senno, a chi ha la mala sorte di incontrarli? Il trono di spade, primo romanzo della saga "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco", narra di duelli e amori, corti sinuose e lande desolate. E come un vero poema epico intreccia le storie individuali in un grandioso affresco dal ritmo coinvolgente e rapinoso.
Il fantasy non è mai stato il mio genere preferito e, letto "Il signore degli anelli" con annessi film, ero convinto che non mi sarei più addentrato in questo mondo. Poi è uscito il telefilm "Il trono di spade" e devo dire che la cosa mi aveva lasciato abbastanza tiepido (traduzione: non me ne fregava una mazza). Questo fino al mese scorso. Stalkerizzato da un mio amico, ho deciso di vedere il primo episodio della prima stagione:"L'inverno sta arrivando"... e un mondo mi si è improvvisamente aperto. A metà della prima stagione ho deciso di comprare questo libro, primo dei dodici finora usciti (nell'edizione italiana) e ora che l'ho terminato non vedo letteralmente l'ora di iniziare il secondo.
Il fantasy continuo a non amarlo, ma c'è da dire che queste Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (vero nome dell'antologia di romanzi) di fantasy non ha poi molto. Gli esseri leggendari vengono posti in secondo piano rispetto alle vicende umanissime che compongono ormai da millenni le lotte per il potere. Già da ora capisco che la trama dei lavori di Martin non è per tutti, come non è per tutti la descrizione dei personaggi, estremamente multi-sfaccettati e, finalmente, "reali". Tra le pagine di questo libro non troverete infatti personaggi messi lì solo per allungare il brodo. Tutti loro hanno un motivo di esistere, un passato estremamente complesso e un futuro incerto (gli eroi possono non sopravvivere e non è certo detto che il male soccomba... ammesso che si capisca cos'è davvero l'eroismo o che tra bene e male ci sia una differenza).
Sono solo al primo dei tanti libri di queste cronache, ma credo di poter già dire che questa serie di romanzi piacerà più agli amanti della fantapolitica che a quelli del fantasy puro. Con questi sette regni in lotta per la supremazia, ci sarà da divertirsi (e da soffrire).
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mercoledì 23 aprile 2014
L'ACCHIAPPASOGNI - STEPHEN KING
Pubblicato da Sperling&Kupfer nel 2001
Dalla quarta di copertina: Amici fin dall'infanzia, Henry, Jonesy, Beav e Pete hanno preso da adulti strade diverse, però non rinunciano al loro appuntamento annuale nel Maine, là nella baita dove ondeggia quel curioso oggetto indiano chiamato acchiappasogni. Ma stavolta li aspetta una brutta avventura: il cielo preannuncia una tempesta di neve e nel folto del bosco si aggira qualcuno (o qualcosa) che amerebbe tanto abitare sulla Terra. E quando si scatena la bufera... L'orrore è davvero senza nome? O esiste nel momento in cui noi gliene diamo uno?
E dopo la quarta di copertina più inutile del mondo, incominciamo a parlare di questo romanzo dell'inossidabile Re del brivido, scampato per un pelo a un investimento mortale (estate 1999) che lo ha segnato gravemente nel fisico ma, allo stesso tempo, gli ha donato la linfa creativa dei bei tempi andati. Sì, perché "L'acchiappasogni" è il primo romanzo post incidente e la differenza con i romanzi immediatamente precedenti (Primo tra tutti lo squallido "La bambina che amava Tom Gordon") si vede tutta.
Non che questo romanzo sui soliti alieni invasori sia da "top ten Kinghiana", ma qui finalmente scompare gran parte dell'inutile deriva buonista che aveva caratterizzato alcuni degli ultimi lavori novecenteschi del Re.
In questo romanzo sembrano rivivere tutti i maggiori lavori di King: "Shining", "Il corpo", "Cose preziose" e sopratutto "IT", citato ampliamente tra le pagine e che condivide la stessa struttura, basata su continui salti temporali e sull'amicizia dei cinque protagonisti, prima ragazzini e poi adulti. Proprio uno dei cinque ragazzi: Duddits, affetto dalla sindrome di down sarà colui che veicolerà le parti di maggior spessore del libro, senza cadere in stupide banalità buoniste dovute al suo stato.
Per il resto la storia è buona e, nonostante la solita grossa mole di pagine, non annoia il lettore. Pur non arrivando a vette assolute, questo romanzo di fantascienza con tocchi horror, non dovrebbe dispiacere ai fan di Stephen King.
Dallo stesso autore: Doctor Sleep, Joyland, Shining, Colorado Kid, La leggenda del vento, Notte buia, Niente stelle, 22/11/63,
giovedì 17 aprile 2014
VELOCE REQUIEM PER GABRIEL GARCIA MARQUEZ
Hai scritto quello che forse è il più bel libro della letteratura mondiale. Sicuramente il più bello che io abbia mai letto.
Grazie per tutta la poesia che ci hai donato
giovedì 27 marzo 2014
FUMETTI CHE PASSIONE - MARCO TRAVAGLIO ZOMBI
Ammettiamolo, ultimamente gli zombie hanno rotto parecchio. Credo che il problema principale di questi cadaveri viventi della tradizione voodoo, riscoperti, modificati e resi celebri da George Romero, sia la banalità di fondo.
In poche parole, se hai visto "La notte dei morti viventi" del 1968, hai visto il 90% dei film sugli zombie. Un'accozzaglia di pellicole sempre estremamente simili che, a parte rare eccezioni, poco hanno dato per contribuire alla crescita di quello che ormai è diventato un mostro storico del cinema e del fumetto.
Qualcuno ha provato a farli correre, qualcuno ha provato a farli parlare, qualcuno ha cercato di riderci su, ma la minestra in questi quasi cinquant'anni non è cambiata molto: un'apocalisse di morti viventi affamati di carne umana contrastata da pochi superstiti (solitamente americani e strafighi) che cercano di metterci una pezza e salvare la pelle.
E qui sta la novità di "Marco Travaglio Zombi"... l'autore, Stefano Rapone" non ha deciso di modificare la solita banale storia zombesca, no, ha deciso di modificare lo zombi. O meglio, di caratterizzarlo. In queste (finora) poche pagine Rapone ha tirato in ballo il "meglio" della televisione italiana, creando un genuino senso di stupore nel lettore, mischiato a un divertimento a cui è impossibile resistere (a patto di avere un po' di pelo sullo stomaco... e odiare intensamente Barbara D'urso).
Finora questo fumetto, pubblicato online a questo link, è composto da tre parti, con tre importanti giornalisti italiani come protagonisti: Marco Travaglio, Maurizio Belpietro ed Enrico Mentana, ognuno più riuscito dell'altro e la sensazione è che i prossimi capitoli non possano far altro che migliorare il risultato finale.
"Marco Travaglio Zombi" rischia di essere una pagina storica della satira italiana, ma forse ancora è presto per dirlo.
Io sono fiducioso.
Pagina Facebook di "Marco Travaglio Zombi": https://www.facebook.com/marcotravagliozombi?fref=ts
In poche parole, se hai visto "La notte dei morti viventi" del 1968, hai visto il 90% dei film sugli zombie. Un'accozzaglia di pellicole sempre estremamente simili che, a parte rare eccezioni, poco hanno dato per contribuire alla crescita di quello che ormai è diventato un mostro storico del cinema e del fumetto.
Qualcuno ha provato a farli correre, qualcuno ha provato a farli parlare, qualcuno ha cercato di riderci su, ma la minestra in questi quasi cinquant'anni non è cambiata molto: un'apocalisse di morti viventi affamati di carne umana contrastata da pochi superstiti (solitamente americani e strafighi) che cercano di metterci una pezza e salvare la pelle.
E qui sta la novità di "Marco Travaglio Zombi"... l'autore, Stefano Rapone" non ha deciso di modificare la solita banale storia zombesca, no, ha deciso di modificare lo zombi. O meglio, di caratterizzarlo. In queste (finora) poche pagine Rapone ha tirato in ballo il "meglio" della televisione italiana, creando un genuino senso di stupore nel lettore, mischiato a un divertimento a cui è impossibile resistere (a patto di avere un po' di pelo sullo stomaco... e odiare intensamente Barbara D'urso).
Finora questo fumetto, pubblicato online a questo link, è composto da tre parti, con tre importanti giornalisti italiani come protagonisti: Marco Travaglio, Maurizio Belpietro ed Enrico Mentana, ognuno più riuscito dell'altro e la sensazione è che i prossimi capitoli non possano far altro che migliorare il risultato finale.
"Marco Travaglio Zombi" rischia di essere una pagina storica della satira italiana, ma forse ancora è presto per dirlo.
Io sono fiducioso.
Pagina Facebook di "Marco Travaglio Zombi": https://www.facebook.com/marcotravagliozombi?fref=ts
martedì 25 marzo 2014
LE PIU' BELLE FIABE POPOLARI ITALIANE
Edito da Newton Compton Editori nel 2003. Riproposto nel 2013
Dalla quarta di copertina: Le fiabe italiane sono tra le più ricche di fantasia e di creatività dell'intera produzione mondiale. Presentiamo in questa antologia un'accurata selezione delle favole popolari di tutte le regioni d'Italia, una tradizione culturale che si compone di migliaia e migliaia di racconti magici, in origine resi e tramandati spesso nei dialetti, straordinariamente espressivi; perle di rara bellezza, veri e propri tesori letterari, cominciando da quel capolavoro di tutti i tempi che è "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, napoletano, costituito da storie meravigliose di fate, orchi, magie, incantesimi, principesse rapite e animali fantastici, in cui spesso irrompe il realismo della vita quotidiana con effetti gradevoli e bizzarri.
I nostri capolavori fiabeschi sono spesso ignorati; costituiscono invece un patrimonio culturale di eccezionale valore di cui dobbiamo riappropiarci, specialmente oggi, quando non esistono più momenti di raccoglimento privati, e la televisione e i social network invadono il nostro tempo libero. Leggendo, raccontando, citando una fiaba popolare, riscopriamo speranza e ottimismo. Infatti, come dice una canzone siberiana: "Un popolo che non racconta più fiabe è destinato a morire di freddo".
Chi mi conosce non lo direbbe, ma da sempre sono un grande appassionato di fiabe provenienti da tutto il mondo. Nella mia personale biblioteca fanno bella mostra le storie raccolte dai fratelli Grimm, quelle raccolte da Nelson Mandela nel suo "Le mie fiabe africane" già recensito in questo blog, poi potrei citare Esopo, le Mille e una notte, le storie di fantasmi giapponesi e altri ancora.
Questo perché credo che la cultura di un popolo passi obbligatoriamente attraverso la sua fantasia, e cosa c'è di più fantasioso di una fiaba?
In questa raccolta curata dall'Antropologa romana Cecilia Gatto Trocchi, c'è spazio per 158 fiabe provenienti da tutta italia. Un vero e proprio melting pot di cultura popolare dello stivale, con tutte le sue differenze regionali, i miti, le credenze, che nei secoli hanno contribuito a rendere questo paese così sfaccettato e unico.
Ora, nel periodo d'oro della tecnologia, le differenze, così importanti nel passato, si stanno irrimediabilmente perdendo. Forse è inutile cercare di combattere questo progresso, ma credo sia vitale non dimenticare chi eravamo. In questo anche le fiabe hanno la loro importanza, e vederle lentamente morire dimenticate è un po' come far morire una parte di noi. Una parte che, nel bene e nel male, non tornerà mai più.
ALTRI LIBRI RECENSITI
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I nostri capolavori fiabeschi sono spesso ignorati; costituiscono invece un patrimonio culturale di eccezionale valore di cui dobbiamo riappropiarci, specialmente oggi, quando non esistono più momenti di raccoglimento privati, e la televisione e i social network invadono il nostro tempo libero. Leggendo, raccontando, citando una fiaba popolare, riscopriamo speranza e ottimismo. Infatti, come dice una canzone siberiana: "Un popolo che non racconta più fiabe è destinato a morire di freddo".
Chi mi conosce non lo direbbe, ma da sempre sono un grande appassionato di fiabe provenienti da tutto il mondo. Nella mia personale biblioteca fanno bella mostra le storie raccolte dai fratelli Grimm, quelle raccolte da Nelson Mandela nel suo "Le mie fiabe africane" già recensito in questo blog, poi potrei citare Esopo, le Mille e una notte, le storie di fantasmi giapponesi e altri ancora.
Questo perché credo che la cultura di un popolo passi obbligatoriamente attraverso la sua fantasia, e cosa c'è di più fantasioso di una fiaba?
In questa raccolta curata dall'Antropologa romana Cecilia Gatto Trocchi, c'è spazio per 158 fiabe provenienti da tutta italia. Un vero e proprio melting pot di cultura popolare dello stivale, con tutte le sue differenze regionali, i miti, le credenze, che nei secoli hanno contribuito a rendere questo paese così sfaccettato e unico.
Ora, nel periodo d'oro della tecnologia, le differenze, così importanti nel passato, si stanno irrimediabilmente perdendo. Forse è inutile cercare di combattere questo progresso, ma credo sia vitale non dimenticare chi eravamo. In questo anche le fiabe hanno la loro importanza, e vederle lentamente morire dimenticate è un po' come far morire una parte di noi. Una parte che, nel bene e nel male, non tornerà mai più.
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